Il decreto “Cura Italia” si dimentica dei professionisti italiani iscritti agli ordini. Le misure adottate nel decreto legge, infatti, riguardano solo di riflesso la nostra attività, mentre sarebbe stato auspicabile che il comparto libero-professionale -anch’esso in piena emergenza- ottenesse un ausilio concreto e mirato. La sollecitazione a un intervento anche a tutela di questa ampia popolazione di lavoratori italiani arriva dal presidente del Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laureati Giovanni Esposito che -rivendicando il ruolo delle professioni ordinistico quale corpo intermedio dell’apparato statale, collante tra istituzioni e cittadino- ribadisce la peculiarità del mondo dei liberi professionisti e, della categoria dei periti industriali, in particolare.
“Nel nostro ordine”, spiega, “convivono una tale varietà di specializzazioni che ognuna di esse meriterebbe interventi mirati.Come non considerare, per esempio, il lavoro incessante dei periti industriali con specializzazione elettronica, termotecnica o meccanica impegnati nella progettazione dei nuovi padiglioni ospedalieri, oppure l’attività dei nostri periti elettronici e informatici dovuto all’intensificarsi delle tramissioni telematiche per far fronte alle necessità del lavoro agile, o ancora dei nostri iscritti che lavorano come responsabili della sicurezza in quei cantieri che non possono prevedere delle sospensioni, perchè di pubblica utilità, o altri impegnati a supporto delle aziende proprio per le specifiche valutazioni dei rischi che derivano anche da questo nuovo rischio biologico.Non rendersi conto di questo significa non considerare le nostre attività e il nostro impegno.
“Quindi”, chiude infine Esposito, “più che indinnizzi una tantum, il nostro auspicio, insieme a quello della Rete delle professioni tecniche con cui stiamo lavorando incessantemente, è che le nostre proposte vengano inserite in sede di conversione in legge del dl oppure contenute in un provvedimento concreto che possa sostenere tutti i professionisti nell’esercizio della loro attività di pubblica necessità”.
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